Roma – Genoa 3-2
Credevamo di aver visto di tutto e di più,domenica scorsa, con l’arbitraggio oltraggioso di Pasqua.
C’eravamo sbagliati.In ossequio al detto che al peggio non c’è mai fine,ecco arrivare,dopo una settimana,un arbitraggio,se possibile,ancora più scandaloso e scientifico.
Che a Roma non sarebbe stata una passeggiata lo si sapeva da mercoledì,allorchè a Maggica,veniva presa a pallonate dai modestissimi cechi del Pilzen in champions.
L’ambientino che si andava ad apparecchiare nella Capitale, per l’arrivo del Grifone, era quanto di peggio ci si poteva attendere.
Società contestata,allenatore con il mandato a scadenza,una piazza in fermento ed una squadra che,in barba a buone individualità.aveva smarrito la via della vittoria.
La conferma,che saremmo stati vittime sacrificali lo si è avuto nel momento della designazione del prode Di Bello,numeri alla mano,l’arbitro più casalingo del lotto.
Per intenderci è lo stesso che,l’anno scorso,allo Stadium,ci ammonì mezza squadra dopo mezz’ora,sorvolando bellamente su identici falli dei bianconeri.Il classico pilota ad uso e consumo delle grandi o presunte tali.
Quello che però è successo ieri sera all’Olimpico è difficile da spiegare.Al di là dei demeriti del Genoa,che un saggio Prandelli ha analizzato a fine gara,resta netta l’impressione che il risultato fosse già stato deciso nelle camere che contano.I piagnistei del pupone,ed una piazza in fermento,hanno evidentemente consigliato al palazzo di non gettar altra benzina sul fuoco.Ma c’è di più,e spero vivamente di sbagliarmi.Siccome l’arbitraggio inverecondo di Di Bello,arriva a stretto giro di posta di quello altrettanto vergognoso di Pasqua,la sensazione è che ai piani alti, qualcuno abbia deciso che la presenza di preziosi,e di conseguenza del Genoa,in questa categoria,sia diventata ingombrante.
Evidentemente non devono essere passate inosservate le solite transazioni estive “fantasiose” del nostro,che,nonostante ci fosse un’inchiesta in corso per plusvalenze fittizie(vedi Chievo)ha continuato ad infischiarsene bellamente,facendo mastruzzi e quant’altro con gli amici meneghini,ipervalutando pivelli della primavera,pagati coi soldi del Monopoli,solo per compiacere gli amici potenti di turno.
Siccome l’Inter non si può e non si deve toccare,ecco scattare il piano B,che prevede di fare in modo che il Genoa,possa retrocedere sul campo.
Cominciano ad essere troppe,infatti,le decisioni quanto meno strane che vedono coinvolte la nostra squadra.Espulsioni frettolose,ammonizioni scientifiche,rigori non dati,valutazioni ed interpretazioni ad uso e consumo delle squadre avversarie.
Il fatto che una squadra di livello medio,a questa rometta,nel primo tempo,gliene avrebbe fatti 4,non giustifica le porcate a cui abbiamo assistito ieri sera.Gol annullato per un tallone in fuorigioco,su un’azione di un minuto prima,e rigore clamoroso,solare,macroscopico,negato,nonostante 4 arbitri in campo,e 3 davanti ai monitor.
Parlare della partita da un punto di vista tecnico,a questo punto,diventa fin esiziale.Se il grande capo vuole portare a casa la pelle(ammesso voglia farlo)deve fare un mercato di gennaio di altissimo profilo,ridisegnando la squadra,soprattutto in mezzo al campo,dove Sandro pare un ex giocatore,e dove le alternative non sono certo migliori.Ma,soprattutto,non si deve minimamente pensare di vendere quei 3/4 giocatori di livello,che possono garantire gol e gioco.Discorso a parte per il portiere,che anche ieri sera,al di la di qualche salvataggio istintivo,ha palesato le solite lacune tecniche nelle uscite.Ma si sa..siamo le cavie della Beneamata…e questo è quanto.
La situazione è grave ma non seria,direbbe qualcuno.Tra i mal di pancia presidenziali,una rosa al solito scombicchierata,e,soprattutto,un palazzo che sembra volercela far pagare,il futuro si preannuncia tutt’altro che roseo.Una società seria e presente,avrebbe già scatenato un putiferio,rivendicando i suoi diritti.Qui invece si pensa solo a fare i conti con la calcolatrice per vedere a quanto si possono vendere i manzi messi in vetrina.
I giocatori in campo sono lo specchio di una politica societaria,a cui del risultato sportivo conta fino ad un certo punto.Tolto Biraschi e pochi altri,tutti sembrano giocare per dovere di firma,senza cuore,anima e cervello,e soprattutto,senso d’appartenenza.Per carità…la squadra non ha giocato male,ed il punto lo avrebbe anche meritato,ma è il senso di rassegnazione che infastidisce.Il fatto che la dirigenza,nella persona dell’inneffabile,chieda e voglia,dai suoi tesserati, solamente il minimo sindacale,ossia un campionato anonimo da centro classifica,per continuare a fare i suoi affari,alla lunga condiziona anche chi va in campo.
L’impressione che si ha,e,ripeto,spero vivamente di sbagliarmi,è che,chi di dovere,abbia gioco facile a tartassare la società più antica d’Italia,rappresentata da un signore che pare essere giunto al capolinea.
E noi con lui.
Incrociamo le dita e quant’altro